“Come una specie di vertigine” di Mario Perrotta: Uno Spettacolo di Prigionia… o di Libertà?
Nel vasto panorama teatrale italiano, emergono produzioni che si distinguono per la loro originalità e il loro coraggio di affrontare temi complessi e profondi. “Come una specie di vertigine” di Mario Perrotta è uno di quegli spettacoli che non si limita solo ad intrattenere, ma che scava nelle profondità dell’animo umano, esplorando il concetto di libertà e prigionia attraverso la lente affilata della narrazione teatrale.
Il personaggio in scena è un abitante del Cottolengo, il Nano del romanzo autobiografico “La giornata d’uno scrutatore” di Italo Calvino. Questa figura, seppur dedicata solo a una pagina nel romanzo, diventa il fulcro intorno al quale ruota l’intero spettacolo. Mario Perrotta immagina e dà vita a un’esistenza mai raccontata da Calvino, esplorando il concetto di libertà attraverso la lente distorta di un individuo privo di essa.
In “Come una specie di vertigine”, il protagonista non è solo un uomo, ma la sua voce interiore, la sua anima che si esprime attraverso monologhi, versi, musica e parabole. Questo essere, imprigionato in un corpo e in una lingua che non rispondono ai suoi bisogni più profondi, decide di fare spettacolo della sua esistenza per un breve istante di libertà. Il pubblico è invitato a immergersi nelle profondità della sua psiche, a esplorare i sentimenti e i pensieri che lo agitano, mentre cerca disperatamente di trovare un senso di libertà tra le pagine delle opere di Calvino.
Attraverso versi, musica, parabole e collegamenti iperbolici tra i romanzi di Calvino, lo spettacolo si trasforma in una frenetica e sarcastica esplorazione della libertà. Il protagonista “scalvina” le opere del celebre scrittore, trasformandole per adattarle alla sua personale ricerca di libertà. Accanto a questo viaggio letterario, scorre la storia d’amore impossibile del protagonista, una storia condannata dall’incapacità del suo corpo e della sua lingua di esprimersi.
“Come una specie di vertigine” non è solo uno spettacolo teatrale, ma un’esperienza profonda che invita il pubblico a riflettere sull’essenza stessa dell’umanità e sulla natura della libertà. Attraverso la narrazione incisiva e coinvolgente di Mario Perrotta, lo spettacolo solleva domande cruciali sul significato della libertà e sulla sua relazione con la prigionia fisica e mentale. È un viaggio emozionante e provocatorio che lascia un’impronta indelebile nella mente e nell’anima dello spettatore.
[Michele – michele@piemontechic.com]