Il Sogno di Gramsci di Gad Lerner e Silvia Truzzi

Il Sogno di Gramsci di Gad Lerner e Silvia Truzzi

Ci sono spettacoli teatrali che illuminano frammenti di storia e ci fanno riscoprire il pensiero di figure spesso relegate alle pagine dei libri. Il Sogno di Gramsci, scritto e interpretato da Gad Lerner e Silvia Truzzi, non è solo un omaggio al grande filosofo e politico sardo, ma un’esperienza che fonde narrazione, storia e introspezione. Portato in scena con maestria e passione, questo spettacolo non solo riporta alla luce i temi liceali inediti di un giovanissimo Antonio Gramsci, ma riesce a intrecciare i suoi primi passi intellettuali con una riflessione urgente e attuale sul ruolo della cultura e dell’emancipazione sociale.

Un viaggio nei primi passi di un gigante del pensiero

Antonio Gramsci, il terzo di sei figli, nacque in un contesto segnato dalla povertà e dalla sofferenza fisica. Colpito fin dall’infanzia dalla tubercolosi ossea, cresce in una Sardegna aspra, dove la miseria e l’arretratezza sociale lo spingono a riflettere sul destino degli ultimi. I tre temi scolastici scoperti da Gad Lerner e portati in scena nello spettacolo sono il fulcro narrativo da cui si sviluppano tre capitoli ricchi di significato: l’educazione come strumento di emancipazione, il rapporto con la giustizia sociale e la lotta contro il fatalismo.

Lerner e Truzzi alternano letture dai testi giovanili a una narrazione che lega il passato e il presente, mostrando come già in quei primi scritti emergessero le basi del pensiero gramsciano. Gramsci, pur essendo un adolescente, rifletteva su temi universali come la dignità umana e il valore del sapere. Le sue parole rivelano un’intelligenza precoce e un’empatia viscerale per le sofferenze della collettività.

Gramsci e l’emancipazione culturale

Uno dei punti centrali dello spettacolo è il concetto di cultura come strumento di emancipazione. Gramsci non considerava la cultura un lusso riservato all’élite intellettuale, ma un diritto fondamentale per creare consapevolezza e trasformare la società. La sua idea di “egemonia culturale”, che emergerà più tardi, trova già una sua forma embrionale in questi temi giovanili. Gad Lerner, con la sua voce calda e affabile, sottolinea come la cultura, per Gramsci, fosse un antidoto all’indifferenza, al fatalismo e alla sottomissione.

Un momento particolarmente toccante dello spettacolo arriva quando si racconta il rapporto tra Gramsci e il suo insegnante di lettere, Raffaele Garzìa. È grazie a lui che il giovane Antonio entra in contatto con il mondo del giornalismo, iniziando a scrivere per L’Unione Sarda. Qui non è difficile intravedere un parallelo tra il Gramsci liceale, affamato di conoscenza, e tanti giovani di oggi che trovano nella cultura una via di fuga da condizioni di vita difficili.

Una narrazione che unisce passato e presente

Lerner e Truzzi costruiscono uno spettacolo che non si limita alla rievocazione storica, ma invita lo spettatore a interrogarsi sul presente. In un’epoca in cui l’educazione è spesso svalutata e il divario sociale si amplia, le riflessioni gramsciane risuonano con una forza straordinaria. La cultura, afferma Lerner, può e deve essere lo strumento per costruire una società più giusta. È un messaggio che riecheggia le parole stesse di Gramsci: “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza.”

Un allestimento sobrio ma efficace

Lo spettacolo si distingue per un allestimento minimale, che lascia spazio alla potenza della parola. Sul palco, Lerner e Truzzi alternano letture, dialoghi e momenti di riflessione personale, creando un’atmosfera intima e coinvolgente. La semplicità scenica è funzionale: il vero protagonista è il pensiero di Gramsci, che emerge con tutta la sua forza senza bisogno di artifici.

Particolarmente riusciti sono i momenti in cui Lerner e Truzzi si immergono in aneddoti personali o collegano i temi gramsciani a situazioni contemporanee. Il risultato è un dialogo vivo e autentico tra passato e presente, che invita il pubblico a non relegare Gramsci a un simbolo polveroso, ma a considerarlo un interlocutore attuale.

Riflessioni finali

Il Sogno di Gramsci è molto più di uno spettacolo teatrale: è un invito a riscoprire uno dei pensatori più importanti del Novecento e a riflettere sul ruolo che ognuno di noi può avere nel costruire una società più giusta. La passione con cui Gad Lerner e Silvia Truzzi portano in scena questo lavoro è palpabile e contagiosa, rendendo ogni spettatore parte di un dialogo profondo e necessario.

In un’epoca in cui spesso ci si sente impotenti di fronte alle disuguaglianze, Gramsci ci ricorda che sognare un mondo diverso e giusto non solo è possibile, ma indispensabile. E, come suggerisce Lerner, il sogno gramsciano non è utopia, ma una chiamata all’azione. Questo spettacolo non solo celebra un grande pensatore, ma ci invita a prendere parte attiva al suo sogno.

Una lezione che, ora più che mai, abbiamo bisogno di ascoltare.

[Michele – michele@piemontechic.com]