Intervista a MEGAHERTZ (al secolo Daniele Dupuis)
Qual è stata la tua prima esperienza con la musica e quando hai capito che volevi diventare un musicista/cantautore?
Fin da piccolo sono stato abituato ad ascoltare sia musica classica che cantautorale. Nell’età in cui ero alle medie mi è stata regalata una pianola, ho fatto pratica trascrivendo i brani che sentivo in radio. Questa è stata la prima interazione con uno strumento. Per quanto riguarda quando ho capito di voler diventare musicista, è stato da giovane quando ho formato le prime band, non era più un hobby ma una esigenza, l’esigenza di inserire la musica nella mia vita.
Chi sono le tue principali influenze musicali e come hanno contribuito a plasmare il tuo stile?
Le mie principali influenze musicali sono: la musica classica come Beethoven, Mozart e Bach e poi la musica anglosassone, con eccezioni di cantautorato italiano come Battiato, De Andrè e Celentano. Le mie influenze maggiori sono i Pink Floyd, i Kraftwerk e David Bowie.
Parlando del tuo processo creativo, come nascono le tue canzoni? Hai un rituale o una fonte di ispirazione particolare?
Per la composizione musicale non c‘è un processo definito e sempre uguale, dipende dall’ispirazione, dal luogo e dallo strumento. Cambia se compongo con il pianoforte o con un set up elettronico. Poi decido se metterci un testo o farla rimanere una linea melodica. Diciamo che cerco di far decantare le canzoni, sono convinto che ogni canzone abbia un proprio percorso e una propria vita, per cui non ho fretta, lavoro meticolosamente per ognuna in modo che si sviluppi al meglio.
Puoi condividere un’esperienza memorabile o un aneddoto dietro una delle tue canzoni?
Certo, parlerò di quando mi è venuta l’intuizione di fare Estetica, il mio album: ero davanti alla televisione a fare zapping e ho sentito l’intervista di un’attrice, di cui non ricordo il nome, che mi ha dato l’imput per scrivere estetica.
Come descriveresti il tuo stile musicale in tre parole?
Spaziale, diretto, ispirato
Qual è il messaggio o l’emozione che cerchi di comunicare attraverso la tua musica?
In verità nella musica e nei testi che scrivo esprimo le mie emozioni, ognuno poi, a seconda di cosa la sua sensibilità, esperienza e anima gli suggeriscono, vive la propria emozione. Io offro “il passaggio” ma il viaggio lo fa chi ascolta.
Hai mai incontrato delle sfide nel corso della tua carriera musicale? Come le hai affrontate?
Solo chi rimane fermo non affronta sfide (ma neppure fa un metro di strada), ho incontrato, incontro e mi auguro di incontrare molte sfide sia nella vita artistica che personale. Non esiste un modo unico per affrontarle, l’unica cosa è passarci attraverso per vedere cosa c’è oltre e come si cambia come persona.
Come vedi l’evoluzione della tua musica nel corso degli anni? Ci sono direzioni o sperimentazioni che vorresti esplorare nel futuro?
Ho sempre scritto e suonato la musica che sentivo sia nelle mie produzioni che nelle collaborazioni che ho avuto la fortuna di portare avanti. Se ho delle idee le sviluppo subito. Certo l’elettronica, l’uso del Vocoder e il suono del Theremin ormai sono i miei “marchi di fabbrica”. Non mi precludo alcun tipo di prova, tanto è vero che in questo ultimo periodo mi sono dato sia alla rivisitazione della musica classica che allo spettacolo di musica e letteratura grazie all’amicizia e collaborazione con il poeta Davide Rondoni.
Quali sono i prossimi progetti in cantiere? Possiamo aspettarci nuova musica o tour?
Sto portando in giro uno spettacolo che abbiamo chiamato “Piccolo teatro, circo creativo” nel quale alterniamo la parte di letteratura e poesia all’esecuzione di brani di cantautori italiani e stranieri, omaggiando anche la musica del cinema italiano. Con l’aiuto poi di artisti e amici, che sul palco si uniscono a me, c’è spazio anche per l’improvvisazione e il “circo creativo”.
Come percepisci l’impatto della musica sulla società e sulla cultura? Credi che la musica abbia il potere di cambiare il mondo?
La musica è cultura nel senso più nobile del termine. Le persone sono sempre alla ricerca di qualcosa che possa nutrirle oltre al cibo, qualcosa che possa dare loro emozione, carica, felicità. Nell’arte, e soprattutto nella musica, tutto questo è possibile. Cambiare il mondo? Sarebbe bello anche solo riuscire a migliorarlo.
Infine, c’è un messaggio che vorresti condividere con i tuoi fan o con chiunque ascolti la tua musica?
Più che un messaggio è una mia piccola riflessione: cercate nella musica la forza che vi serve per affrontare la quotidianità, sia essa fatta di vittorie che di sconfitte. La nostra vita è come le sette note che possono salire o scendere, accelerare o rallentare, ma alla fine è una sinfonia unica e irripetibile. Io vivo la mia vita cercando di fare la mia musica porgendola come un regalo alle persone che hanno voglia di ascoltarla e condividere la forza da essa generata. Non esiste musica brutta, non esistono vite brutte. Viva la musica, evviva ognuno di noi.