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Intervista al cantautore Gianluca De Rubertis

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Nel vasto panorama musicale italiano, emergono talenti che, con la loro creatività e genialità, riescono a catturare l’attenzione del pubblico lasciando un’impronta indelebile nel cuore degli ascoltatori: chi, infatti, non si ricorda di quella canzone un “pop porno – pop porno – pop porno porno porno” (link)?
Ebbene, oggi abbiamo l’onore di intervistare proprio lui: Gianluca de Rubertis, talentuoso musicista e cantautore visionario, nonché solista dal 2012, recentemente intervistato da Red Ronnie dopo il lancio di una delle sue ultime canzoni “La violenza della luce (freat. Brunori Sas)”. E’ un piacere lasciare la parola a Gianluca che ci concederà uno sguardo esclusivo dietro le quinte della sua arte!


Qual è stata la tua prima esperienza con la musica e quando hai capito che volevi diventare un musicista/cantautore?

Ho imparato a suonare da autodidatta quando avevo 14 anni, fu un exploit importante per me; successivamente ho anche studiato, ma sin da subito fu abbastanza evidente che la musica avrebbe giocato un ruolo importantissimo per me e per il mio futuro

Chi sono le tue principali influenze musicali e come hanno contribuito a plasmare il tuo stile?

Ho ascoltato tante cose da ragazzo, ma sicuramente lo stimolo più importante è stato l’ascolto continuato (attivo e passivo) della musica classica, mio padre è un grande appassionato di musica e in casa l’impianto era quasi sempre posizionato su “acceso”.

Parlando del tuo processo creativo, come nascono le tue canzoni? Hai un rituale o una fonte di ispirazione particolare? 

Nascono spesso lontano dallo strumento, in testa, preferisco costruirle con l’immaginazione. Un piccolo rituale riguarda la stesura dei testi, mi piace scriverli stando sdraiato sul mio letto.

Puoi condividere un’esperienza memorabile o un aneddoto dietro una delle tue canzoni?

Poco prima del successo del primo album de Il Genio, nel 2008, sono stato in una terapia intensiva per una settimana; avevo ingerito per sbaglio una sostanza tossica. È stata un’esperienza che oggi trovo importante e di assoluto rilievo per la mia crescita interiore. E poi posso raccontarla, quindi va benissimo.

Come descriveresti il tuo stile musicale in tre parole?

Cerebrale, emozionale, profondo.

Qual è il messaggio o l’emozione che cerchi di comunicare attraverso la tua musica?

Non credo si possa decidere a priori, ogni canzone descrive un suo mondo unico e irripetibile; cerco di fare risultare semplici anche le cose molto complicate, questo sì, ma è una cosa tutt’altro che facile.

Hai mai incontrato delle sfide nel corso della tua carriera musicale? Come le hai affrontate?

Questo faccenda della musica è una sfida continua, quotidiana, il tuo lavoro sei tu; sei in ogni copia del tuo disco, ti ritrovi incellophanato e impacchettato, è complicatissimo respirare. Dal punto di vista imprenditoriale si sta su di un’altalena, è un continuo salire e scendere, ma va bene così, gli artisti sono disposti a tutto pur di non rinunciare all’incertezza.

Come vedi l’evoluzione della tua musica nel corso degli anni? Ci sono direzioni o sperimentazioni che vorresti esplorare nel futuro?

Si cambia moltissimo, e in maniera inaspettata, sorprendente direi; è un bene, la coerenza è solo un atteggiamento sciocco. Nei miei pensieri mi figuro sempre nuove atmosfere da respirare, nuovi boschi da attraversare, poi quando trovo lo scenario giusto lo imbocco; in futuro mi piacerebbe scrivere un concept.

Quali sono i prossimi progetti in cantiere? Possiamo aspettarci nuova musica o tour?

Certamente, dal 12 aprile in poi, data di uscita dell’album, sarò in giro per un tour in tutta Italia.

Quali sono le tue canzoni preferite di sempre (non necessariamente le tue)? Esiste una canzone che vorresti aver scritto tu?

Ci sono tante canzoni meravigliose. “Almeno tu nell’universo” è una canzone con cui empatizzo molto, per le sue ricercate e al contempo orecchiabili soluzioni armoniche.

Come percepisci l’impatto della musica sulla società e sulla cultura? Credi che la musica abbia il potere di cambiare il mondo?

Il mondo non esiste, esistono gli esseri percipienti che lo abitano e lo esperiscono. Gli uomini possono cambiare certo, l’umanità può cambiare; la musica ha una grande importanza, come l’arte tutta; se non ti emozioni e non percepisci il potere folgorante della sensazione non vivi davvero.