31° Salone Internazionale del Libro di Torino, un primo bilancio

Anzitutto i numeri: 144.386 visitatori unici al Lingotto contro i 143.815 del 2017, cui vanno aggiunti i 26.400 al Salone Off contro i 25.000 del 2017. Per un totale di 170.786 visitatori. Poi le date: il 32° Salone si terrà da giovedì 9 a lunedì 13 maggio 2019. E naturalmente il bilancio dell’edizione appena conclusa e gli scenari per il futuro. Sono i temi toccati nella conferenza stampa di chiusura del 31° Salone, lunedì 14 maggio alle 17.30 in Sala Azzurra, alla quale hanno partecipato il Presidente della Cabina di Regia Massimo Bray, la Sindaca di Torino Chiara Appendino, l’Assessora alla Cultura della Regione Piemonte Antonella Parigi che ha portato il saluto del presidente Sergio Chiamparino convalescente per un intervento chirurgico, e il Direttore editoriale del Salone, Nicola Lagioia.

Bray: il Salone, bene comune

Massimo Bray ha ringraziato tutti coloro che hanno lavorato anche in condizioni d’emergenza, garantendo al Salone forza di contenuti, idee e volontà: le due Fondazioni «supplenti» (il Circolo dei lettori con il presidente Luca Beatrice e la direttrice Maurizia Rebola e la Fondazione per la Cultura Torino con il segretario generale Angela La Rotella), Mario Montalcini che ha reso possibile la ricerca dell’Università di Torino sulla ricaduta economica del Salone. Con loro tutti i partner e sponsor del Salone, i dipendenti e i consulenti «che hanno svolto il loro compito con passione e responsabilità», gli Editori Amici del Salone e la Cabina di Regia che nei mesi scorsi ha dato i più importanti indirizzi alla 31a edizione.

«Con Nicola Lagioia siamo quasi una coppia di fatto», scherza Bray: «Ci siamo intesi fin dal primo giorno. Non amiamo parlare di evento ma di grande progetto culturale, di laboratorio di idee e contenuti. Questo lo hanno capito le migliaia di donne e di uomini che in questi giorni sono venuti fino qui, hanno fatto la coda e affollato i padiglioni del Lingotto. Sono tutti punti di una sottile linea rossa che unisce il Salone al suo futuro». Un futuro che continuerà a vedere la dimensione pubblica in primo piano. Il Salone nel complesso e sue articolazioni come Adotta uno scrittore, che esiste da quasi vent’anni e ha coinvolto oltre 10.000 ragazzi delle scuole, sono un vero e proprio bene pubblico. Un bene comune, come quello che nella lectio introduttiva ha fatto dire a Javier Cercas che «non ci sarà un futuro per l’Europa se non partendo dalla cultura». O quello che Aldo Moro e Concetto Marchesi scolpirono nell’articolo 9 della Costituzione, «non per fissare paletti fra proprietà pubblica e privata ma perché fa parte dei fondamenti su cui poggia il nostro Paese».

Appendino: tre mosse per il Salone del futuro

«Non è stato un lavoro facile, ma è stato reso possibile dalla comunità del Salone, dal Circolo dei lettori e dalla Fondazione Cultura Torino. Torino è il Salone e il Salone è Torino». Ribadito il ruolo centrale delle istituzioni pubbliche nel difendere e consolidare il progetto, la Sindaca di Torino Chiara Appendino ha scandito le tappe che porteranno a mettere in sicurezza l’organizzazione del Salone 2019. Primo: prende il via la liquidazione generale della Fondazione per il Libro. Gli Enti pubblici faranno la loro parte per provvedere alle erogazioni affinché il liquidatore possa procedere con le obbligazioni di legge nei confronti dei creditori. Secondo: viene ribadito il valore culturale, l’indipendenza e la solidità del Salone come bene comune: «Ci impegneremo con tutte le forze affinché il marchio resti in mano pubblica, per garantire un futuro alla straordinaria produzione di cultura che fa capo al Salone». Terzo: sarà la Fondazione per la Cultura Torino il perno dell’organizzazione del Salone 2019, «valorizzando le competenze e professionalità di quanti finora vi hanno lavorato». Appendino si scusa a nome della Città per il ritardo nella firma del contratto che ha compresso i tempi per l’allestimento commerciale e fieristico. E fa appello all’orgoglio della città come modello nazionale: «La comunità di Torino è un esempio per l’intero Paese di capacità di produrre, offrire e attirare cultura».

Parigi: l’impegno della Regione Piemonte per il Salone del futuro

Ed è di nuovo «comunità» la parola-chiave su cui il Salone poggia per transitare dal successo luminoso della 31a edizione a un futuro solido e sereno. «La ricerca realizzata dall’Università di Torino e che abbiamo presentato proprio ieri ci ha svelato che questa comunità di scrittori e intellettuali genera sul territorio una ricaduta economica di quasi 30 milioni di euro. Ma se anche questa ricaduta non ci fosse, il Salone lo dovremmo fare comunque perché è un momento fondativo della nostra costruzione collettiva». Una forza che, sottolinea l’Assessora alla Cultura della Regione Piemonte, «non è replicabile altrove né trasportabile». E ricorda l’impegno della Regione per progetti come il sostegno ai 52 piccoli e medi editori piemontesi, il Premio Nati per Leggere, Lingua Madre e i 13.000 buoni libro distribuiti agli studenti nei cinque giorni del Salone 2018. Lo stesso impegno è garantito per il Salone del futuro: «Il perimetro delle risorse assicurate per il Salone non cambia. Stipuleremo una convenzione pluriennale con la Fondazione Cultura Torino e ci impegneremo per garantire la tutela occupazionale dei dipendenti del Salone». Lo stesso impegno è assicurato dagli uffici regionali nell’accelerare al massimo le procedure di rendicontazione e conseguente erogazione dei contributi non ancora versati, che consentano al liquidatore di procedere in favore dei creditori.

Lagioia: «Non abbiamo bisogno di nemici»

«Che il Salone 2018 sia un successo clamoroso è fin troppo evidente. Si può certo fare di meglio, ma è difficile fare di più con lo spazio a disposizione». E Nicola Lagioia avanza swiftianamente una “modesta proposta”: quella che lui stesso subito battezza “Il Patto della Sala Azzurra”. «Finiamola con la rincorsa dei numeri. Oltre una certa soglia, il Salone ha centrato comunque il proprio obiettivo: essere il Salone nazionale del libro, quello dove ci sono più editori, più autori internazionali, più lettori, e quello dove si vendono più libri. L’asticella della crescita la dobbiamo fissare sulla qualità del progetto culturale». Una proposta che parte dalla rapida ma efficace analisi del risultato 2018. «È stata la prova di maturità del Salone e della sua comunità». Ancora una volta torna la parola-chiave di suggestione olivettiana. «La seconda delle “Cinque domande” era “Perché mi serve un nemico?” La costruzione di un nemico è veramente una condizione indispensabile per la costruzione di una comunità?». Domanda retorica, ovviamente: «Se nel 2017 il clima è stato un po’ da Curva Nord vs Curva Sud, quest’anno non c’è stato bisogno del nemico per superare la prova di maturità». Poi partono i ringraziamenti agli editori, a tutti gli editori; alla Francia Paese Ospite, alla Germania e alla Buchmesse con cui si sta consolidando un solido legame. Salone di Torino bene comune, ma anche casa comune dell’Editoria italiana: la sorpresa che non ci sono stati problemi di convivenza tra grandi e piccoli, «salvo qualche piccolo disagio legato al successo. Meglio comunque i disagi dovuti al successo che quelli dovuti all’insuccesso». E il Salone 2019 farà di tutto perché la convivenza sia non solo possibile, ma vantaggiosa.

E poi il mistero del Salone, quel paradosso per cui uno spazio immaginato e riempito da scrittori, intellettuali, artisti, pensatori riesce a raccogliere un pubblico enorme: code infinite per Morin, la Müller, Volodine, Limonov, per le risposte a cinque domande non immediate. «Il segreto – ammette Lagioia – sta nel non tradire ciò che si ama. Abbiamo dimostrato che, quando si parla di libri, sono i contenuti a creare il mercato e non il contrario. Si pensa troppo spesso che ad alzare l’asticella il pubblico rischi di ridursi, da noi accade l’esatto contrario». Un risultato che il Salone ottiene con una cura continuativa per lo stare sul territorio: il lavoro costante e lungo tutto l’anno con le scuole, le biblioteche, le carceri, le librerie. «Nelle settimane prima dell’apertura, non c’era sera che non ci spostassimo con il vicedirettore Marco Pautasso in biblioteche o librerie». Posti in cui abita, cresce e si consolida la comunità che pare davvero essere la cifra identitaria che rende unico il Salone di Torino.

Novantunmila presenze agli incontri e sale quasi sempre sold out

Sono state oltre 91.000 le persone che hanno partecipato agli incontri nelle sale incontri, senza contare i bambini e i ragazzi che hanno partecipato ai laboratori e il pubblico che ha assistito agli eventi organizzati nello spazio Rai.

In particolare la Sala Gialla (580 posti) è stata la regina dei sold out. Già giovedì 10 maggio aveva fatto il pieno con il battibecco semiserio tra Diego De Silva e Luciana Littizzetto. Venerdì 11 maggio sono stati tre gli eventi con il tutto esaurito: il dialogo tra Alessandro D’Avenia e Andrea Marcolongo dal titolo L’arte di partire e il coraggio che spinge gli uomini ad amare, la lectio magistralis di Corrado Augias sulla Costituzione italiana e l’omaggio a Fabrizio De Andrè con Dori Ghezzi, Gabriele Salvatores e Roberto Vecchioni.  Sabato 12 maggio la Sala Gialla è stata presa d’assalto sin dai primi panel del mattino. Posti esauriti per l’incontro con l’intellettuale russo Eduard Limonov, al ritorno in Occidente dopo vent’anni d’assenza, e per Il noir italiano riscritto al femminile, con lo scrittore Maurizio De Giovanni. Straordinario successo anche per il dialogo con i maestri del cinema Bernardo Bertolucci e Luca Guadagnino, un confronto generazionale tra due dei più celebri registi italiani. A seguire consueto sold out per Roberto Saviano: l’autore di Gomorra ha parlato con Alessandro Cattelan e Francesco Pacifico del rapporto tra letteratura e serie televisive. Infine, posti esauriti per il dialogo tra il cantante degli Afterhours Manuel Agnelli e lo

scrittore Paolo Giordano, che ha presentato il suo nuovo libro Divorare il cielo. Domenica 13 maggio il calore del pubblico del Salone ha accolto Piero Angela, con il divulgatore scientifico più amato dagli italiani che si è raccontato a Massimo Polidoro; a seguire è toccato a Fabio Volo presentare il suo nuovo romanzo “Quando tutto inizia” davanti a una sala gremita. Nel pomeriggio grande successo anche per Beate le bestie: il mestiere di scrivere tra gli uomini e le mucche con lo scrittore e giornalista di Repubblica Michele Serra.

In Sala Azzurra l’evento più seguito del Salone del Libro 2018 è stato l’incontro di domenica 13 maggio con il nuovo Premio Strega Europeo Fernando Aramburu, premiato poche ore dopo il suo panel con Paolo Di Paolo e Maria Ida Gaeta.

Per quanto riguarda la Sala Rossa, sabato 12 maggio nessun posto libero per la lezione magistrale di Gustavo Zagrebelsky, Giuristi nella caverna, e per quella di Vittorio Sgarbi Dal mito alla favola bella, da Canaletto a Boldini. Grande affluenza anche per Daria Bignardi, che ha presentato il suo libro Storia della mia ansia, così come per l’evento-omaggio a Game of Thrones, arricchito dal doppiaggio dal vivo di Daniele Giuliani ed Edoardo Stoppaciaro. Domenica, invece, la regina della Sala Rossa è stata la conduttrice e autrice televisiva Serena Dandini con il suo Viaggio nel Paese delle donne valorose.

Le vendite agli stand

Un giudizio positivo per tutti, tanto per le grandi case editrici quanto per le piccole, con una sostanziale tenuta rispetto alle vendite del 2017, anno per certi versi anomalo vista l’assenza dei grandi gruppi, ma un incremento rispetto al 2016.

Con un più 20% sull’incasso rispetto all’edizione 2016, Feltrinelli può dirsi soddisfatta del risultato raggiunto. Battendo molti più scontrini rispetto a due anni fa, ha quasi raggiunto il livello del 2017. I libri più venduti? E tu splendi di Giuseppe Catozzella e Un ragazzo normale di Lorenzo Marone. Quanto alla rivelazione del 2018, Bruciare la frontiera di Carlo Greppi ha superato le aspettative della casa editrice, vendendo 40 copie solo durante la presentazione. «Sul Salone, in generale, il giudizio è positivo. C’è stato un grande flusso di persone, i risultati sono soddisfacenti: rispetto a Tempo di Libri, il Salone vince la sfida 3-0 chiudendo la gara già nel primo tempo» dichiara Salvatore Pisani, responsabile stand Feltrinelli. Che aggiunge: «Per quanto riguarda le case editrici, più ce ne sono e meglio è. Il Salone non è un’esperienza monolitica ma ha anche un fattore di condivisione».

Grande successo anche per Mondadori, come conferma Filippo Guglielmone, direttore commerciale Trade Books: «Come gruppo siamo contenti di com’è andata e delle vendite fatte al Salone. Fare dei confronti con gli anni passati non ha molto senso perché l’anno scorso non c’eravamo, nel 2016 non avevamo i dati di Rizzoli, l’orario era diverso, il perimetro era diverso e gli stand erano diversi. Possiamo dire di aver venduto sostanzialmente il doppio di quanto fatto a Tempo di Libri». Per il libro più venduto c’è una competizione alla copia tra Fabio Volo con Quando tutto inizia e Maurizio De Giovanni con Sara al tramonto. La rivelazione di quest’anno è stata La donna alla finestra di A. J. Finn. Il giudizio sul Salone è complessivamente positivo: «Nei diversi incontri gli autori sono stati letteralmente assaliti dal pubblico – prosegue Guglielmone – Gli eventi sono stati un successo per tutti gli editori. Il nostro percepito è molto buono».

Anche Einaudi può dirsi decisamente soddisfatta. Il libro più venduto è Divorare il cielo di Paolo Giordano, mentre la sorpresa tra le vendite è sicuramente quella di Dori Ghezzi Lui, io, noi nel quale l’autrice, compagna di una vita di Fabrizio De André, ha ripercorso la sua vita con Faber. Il libro è il secondo più venduto, una rivelazione attesa tra i migliori cinque ma non sul podio. Il giudizio complessivo è positivo: «Considerando che il nostro stand aveva il 50% di metri quadri in meno – fa sapere Carlo De Ponte, responsabile dello stand Einaudi – direi che questa edizione, per quanto riguarda le vendite, è andata oltre le nostre aspettative. Per il futuro consiglierei una progettualità architettonica diversa, con una distribuzione migliore degli stand».

Ad Adelphi, dopo un anno di stop, sono soddisfatti: «Un successo di pubblico eccezionale – spiegano dallo stand –. Quest’anno abbiamo registrato dati positivi rispetto al 2016, stimiamo una crescita del 10%». Sul podio per quanto riguarda le vendite Oliver Sacks con il volume postumo Il fiume della coscienza, che ha trascinato anche il suo grande classico L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello. Terzo Emmanuel Carrère con Un romanzo russo.

In leggero calo le vendite di Sellerio rispetto al 2017 ma perfettamente in linea con l’andamento del 2016: «Si tratta di un calo fisiologico – dichiara Francesca Mazza responsabile dell’ufficio commerciale Sellerio – dovuto al ritorno delle grandi case editrici». Il libro più venduto è Mio caro Serial Killer di Alicia Giménez-Bartlett mentre la rivelazione è Passaggio in Siria di Samar Yazbek.

Per Minimum fax il 2018 ha portato un leggero decremento delle vendite. «L’avevamo preventivato, l’anno scorso è stato dopato da una serie di condizioni irripetibili. Quest’anno ovviamente abbiamo sofferto il ritorno delle grandi case

editrici», spiegano dallo stand. In ogni caso, rispetto al 2016 sono stati venduti il 18% di libri in più. I più apprezzati dai lettori: Avviso ai naviganti di Annie Proulx, Aspettando i naufraghi di Orso Tosco e Tre passi nel buio di Massimo Carlotto, Luca D’Andrea e Maurizio De Giovanni.

Leggera flessione anche per Terre di mezzo. Il piccolo principe di Agnès de Lestrade e Valeria Docampo è il libro più venduto in questi cinque giorni. La rivelazione è Victoria sogna di Timothée de Fombelle, che ha avuto un exploit dopo essere stato premiato al Salone. Per Instar il libro più venduto, nonché rivelazione del 2018, è I santi in Piemonte tra arte e leggenda di Anna Ferrari. Gaspare Bona, responsabile Instar e membro del direttivo di Amici del Salone, fa sapere che il giudizio complessivo sulle cinque giornate è molto positivo: «Speravamo in un buon afflusso e le aspettative non sono state deluse». Laterza si conferma come una delle realtà storiche del Salone, le vendite sono simili a quelle della scorsa edizione. Il libro più venduto della casa editrice barese è La verità sul processo Andreotti di Gian Carlo Caselli e Guido Lo Forte.

Marcos y Marcos, che nel 2017 aveva riscontrato un incremento delle vendite del 100%, segnala quest’anno un calo, tornando in linea con il 2016. I due libri più acquistati sono stati L’inferno è vuoto di Giuliano Pesce e E tutti i mostri saranno uccisi di Boris Vian. La Nave di Teseo dà un giudizio molto positivo: nello stand, condiviso con Baldini+Castoldi e Oblomov le cose sono andate bene, con titoli forti come La scomparsa di Stephanie Mailer di Joël Dicker (Nave di Teseo), La bambina nel buio di Antonella Boralevi (Baldini+Castoldi), A mano disarmata di Federica Angeli (Baldini+Castoldi) e Quaderni giapponesi di Igort (Oblomov). Anche a Rubbettino è stato registrato un leggero incremento rispetto al 2017. Particolare successo è stato registrato per Kurban del premier albanese Edi Rama: dopo la presentazione di domenica lo stand ha ricevuto il maggior numero di visite. Buoni risultati anche per Questioni di rispetto di Giuseppe Baldessarro e Il cielo comincia dal basso di Sonia Serazzi.

Per Nottetempo bilancio finale in leggera diminuzione rispetto al 2017: il volume più venduto è stato Amori comunisti di Luciana Castellina. Per quanto riguarda Emons, che condivideva lo stand con Nottetempo, il successo è stato grande per Bosco silenzioso, presentato dall’autore Wolfram Fleischhauer. Per quanto riguarda gli audiolibri, il più venduto è stato La storia di Elsa Morante letto da Ilaria Forte. Il bilancio finale è buono: le vendite sono cresciute del 15%.

Per l’editrice L’orma Annie Ernaux è la scrittrice di punta e si conferma anche quest’anno in testa alle vendite con Una donna, seguono tutti i titoli dell’autrice francese. Vendite in linea con il 2016.

Soddisfatta Newton Compton: «Le vendite sono stabili, in linea con quelle del 2016. – ha dichiarato Antonella Sarandrea dall’ufficio stampa – Il 2017 è stato un anno irripetibile». Il libro più venduto è Dieci cose da sapere sull’economia italiana prima che sia troppo tardi di Alan Friedman, mentre a stupire è stata Rosa Ventrella con Una famiglia perbene, tradotto in diverse lingue. L’autrice, oltreoceano, è considerata la nuova Elena Ferrante. Molto bene anche Il tatuatore di Alison Belsham al terzo posto tra i libri più venduti della settimana.

Vendite stabili per Fazi Editore. Tra i 1.300 pezzi venduti spicca All’ombra di Julius di Elizabeth Jane Howard, rivelazione dell’anno Turbine di Juli Zeh. La tendenza in pari è confermata anche da Iperborea a tirare la fila dei quasi 2.000 libri venduti Uno scià alla corte d’Europa di Kader Abdolah. Come Fazi anche la casa milanese fa parte degli Amici del salone. Neri pozza registra gli stessi ricavi del 2017, il testo più venduto è La scomparsa di Josef Mengele di Olivier Guez. Giudizi positivi sul salone e un incremento del 20% dei ricavi per NNEditore: non si aspettavano gli ottimi risultati di 7(sette) di Tristan Garcia, mentre avevano previsto il boom di vendite di Salvare le ossa di Jesmyn Ward. «Bello fare parte di Amici del salone» dichiarano dallo stand di Gallucci Editore, la casa editrice per bambini e ragazzi, che ha registrato un aumento delle vendite del 15%. Nessuna sorpresa, tutto secondo i piani, con il libro illustrato dell’artista Charlotte Gastaut L’uccello di fuoco dal balletto di Igor Stravinskij che si conferma libro più venduto. Da Fandango giudizi molto positivi: «Il Salone è migliorato in termini di vendite per gli editori e affluenza. Peccato per le lunghe code destinate anche agli addetti ai lavori». L’incremento è del 20% circa, il libro più venduto Federico di Fabio Anselmo. Anche per Raffaello Cortina Editore non ci sono state sorprese: Contro il sacrificio di Massimo Recalcati ha venduto bene anche perché legato a una presentazione. Con i 900 pezzi venduti non c’è stato un incremento rispetto al 2017.

Per Marsilio è stato un «Salone bellissimo. Col pienone di sabato anche i relatori avevano difficoltà ad accedere agli spazi riservati alle conferenze». Le vendite fanno registrare un calo rispetto all’anno scorso ma rimangono stabili rispetto al 2016. Il più venduto è Il libro della Vagina di Nina Brochmann e Ellen Støkken Dahl e L’estate senza ritorno di Viveca Sten. Il primo ha venduto 150 copie, il secondo 100: «Siamo stati anche a Milano – dicono dall’ufficio stampa – ma a Torino vendiamo il doppio».

Dei 1.500 pezzi venduti da Bao fa da apripista l’ultimo libro di Zerocalcare Macerie prime. Sei mesi dopo, che si attesta tra le 700 e le 800 copie. Infine, Solferino è nata da un mese e le vendite sono andate «ben oltre le aspettative: il Salone rappresenta un aiuto importante e abbiamo fatto una corsa per esserci». I più venduti sono stati Ultimo banco di Giovanni Floris e L’equilibrio della lucertola di Giovanni Allevi.